ESSAYS- SAGGI- ESSAIS

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Mostra al Santa Cabrini (2003)
Sedici artisti di origine italiana presentano quest’anno le loro opere al Santa Cabrini. L’iniziativa ci permette di mostrare i sogni che abbiamo in fondo al cuore, di esprimere un interesse comune, di condividere la visione di un nuovo stile di vita e dire le cose che ci fanno sentire Italiani e nello stesso tempo Canadesi.
Le nostre storie sono diverse, ci conosciamo appena. Il caso ci ha fatto incontrare per la passione che ci ha spinto a guardare le cose che abbiamo attorno con curiosità e a condividere le emozioni con gli spettatori.
Nell’ammirare le opere che mi sono state presentate perché io possa riprodurle su questo carnet e commentarle, mi sono sentito invadere da una grande tenerezza e nostalgia del passato ed ho cercato di esprimere le emozioni che mi hanno suscitato. Le mie osservazioni sono quelle di un amatore che sente vibrare una corda intima nell’anima, in risonanza con la frequenza che ha suscitato il suono.
Ho guardato in silenzio i paesaggi, il colore dei fiori, i volti di un passato che è stato anche mio, le tinte audaci di alcune composizioni astratte ed ho osato entrare nell’intimità dell’artista. Meravigliato, vi ho scoperto la disperazione e la serenità, lo sforzo e l’impossibilità di rappresentare adeguatamente i colori del ricordo. Ho visto cerchi di luci e di ombre, prati senza inizio né fine, sole e pianeti. Conosco anch’io questa forza che esce dalle mani, che vi possiede. La mia curiosità si è trasformata in ammirazione, ho visto il riflesso della vostra anima nelle tracce lasciate dal pennello.
Ho assaporato con umiltà il momento della vostra creatività. Ho visto volti surreali, colline evanescenti, linee spezzate in movimenti immaginari, foglie come dentella, l’acqua forse troppo chiara.
Sono rimasto con la sensazione di avervi toccato il cuore.
Paolo Ruiz- luglio 2003

 

Pittori Molisani a Montreal
Una tela Bianca immacolata, un pezzo di legno amorfo, una scheggia di marmo freddo, un foglio di carta. La mano accarezza la materia inseguendo un sogno ai confini della solitudine, perché si è soli davanti alla materia che aspetta il respiro magico dell’arte. L’artista soffre, si esalta, diventa onnipotente, umile, schiavo e padrone della sua ispirazione, si chiede fin dove la sua audacia e arroganza lo porteranno. Vuole trasformare in segno visibile quello che tormenta la sua anima o che lo fa felice, e nello sforzo avviene il contatto: l’oggetto diventa parte del soggetto in una fusione che ha l’ebbrezza dell’eternità. La tela si riempie di colori, il legno diventa forma, il marmo si piega allo scalpello, la carta assorbe il segno della matita. Il miracolo è là, davanti a noi!
I quindici artisti di questo gruppo si sono cimentati con i loro fantasmi, hanno sviluppato le loro conoscenze sulla bellezza della luce e le vicissitudini umane; scavando nella loro anima, hanno cercato nella materia il contatto fugace con lo spirito, hanno scoperto una briciola di verità, hanno voluto fermare il tempo.
Hanno tutti radici nel Molise che li ha accomunati in questo progetto di divulgazione della cultura che ci ha reso famosi nel mondo, perché il Molise è l’Italia. Con il gioco di ombre e luci, dallo stile classico al moderno, la mano ha tracciato una strada, e il dialogo tra l’osservatore e l’artista è cominciato.

Paolo Ruiz Nov. 2007


 

PREFACE
For those who know Hans Pintar, this collection of photographs from the 40s will come as a surprise for its simplicity and complexity at the same time. Simplicity because each shot is a mirror of how Hans sees the world: unpretentious, without complication and with love; complexity because every image is carefully chosen, at times on a frame of floating leaves, at others with a deliberate show of the immense extension of chains of moun¬tains.
A refreshing surprise indeed, for the photographer fixed on paper the beauty he felt around, the discovery of an exhilarating sensation when the conquest of a summit was fulfilling a secret dream or desire.
You will travel back in time and discover the treasures of Carinthia and Tyrol in the streets of Klagenfurt, Ita, Hall, in the valleys and the lakes fixed like jewels on a crown of spectacular mountains.
If you ask Hans how many peaks he was able to reach, he will tell you with an extreme simplicity "All I could see".
But the most striking photographs are the ones of people: children on a bench, a picnic, the loved mother, the friends, all of them strangely in an idyllic setting and gracious gestures ... as if the raging war would have spared that corner of Austria.
Very surprising indeed, especially if we consider that our Hans was kept in prison by the Nazis for a full year, in an isolation cell first and with other prisoners later... He never saw them again...
The idea of this collection came to me upon receiving one of those photographs and I feel fortunate to be able to assemble and put some words as a guide to a particular happening or a comment to underline the sensation that the image evokes.
I would like to thank the author for sharing his most cherished memories with his friends .
Paolo Ruiz 1997


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